Da Padova a Capo Nord in bici: con la psoriasi e il Metodo Apollo

Capo Nord in bici

Premessa

Mi chiamo Antonino Scuderi, sono uno psicologo-psicoterapeuta, vivo a Padova e amo viaggiare, specialmente in bici. In passato ho girato in solitaria l’Italia e l’Austria; nel 2016 da Padova sono arrivato a Monaco, l’anno scorso sono arrivato a Berlino. Quest’anno volevo far di più: volevo dar vita al mio sogno più bello, arrivare a Capo Nord in bicicletta, partendo da Padova.

Il desiderio era tanto, ma la psoriasi di cui soffro, stava mettendo a rischio la sua realizzazione. La mia psoriasi è di tipo inverso: una malattia autoimmune subdola, a volte infima, incomprensibile, fastidiosa. Mi è stata diagnosticata solo a Settembre del 2017, seppur ci convivevo già dal febbraio dello stesso anno. Da lì in poi sono partito con la solita trafila: cortisone, pillole miracolose, pomate, terapie a luce pulsata. Ma nulla di nulla faceva effetto: le ragadi, le lacerazioni, il rossore, rimanevano sempre lì.

Difficile far convivere tutto questo con la mia passione per la bici, visto che il problema si manifestava principalmente nella zona dei glutei. Tutti i dermatologi, inoltre, mi dicevano categoricamente: “La bici, assolutamente no: è una delle cause della tua psoriasi. Lascia perdere la bici: vai a piedi”. Che tristezza: avrei dovuto davvero rinunciare alla mia passione più grande?

Capo Nord in biciPartire o non partire

Un po’ per la mia testardaggine e un po’ perché non volevo arrendermi alla malattia, ho sempre creduto nel mio sogno di arrivare a Capo Nord in bici e a Gennaio 2018 ho seriamente iniziato a preparare il mio viaggio: mappe, percorsi, accessori, borse. Durante la preparazione, però, la psoriasi non demordeva, al punto che non mi permetteva nemmeno di allenarmi. Delle volte mi dicevo: come posso arrivare a Capo Nord in questo stato?

Non riuscivo ad accettare la psoriasi, a conviverci, al punto che incideva sul mio umore, sul mio lavoro. Non riuscivo forse ad accettare l’idea di me stesso “imperfetto”, in quanto avente una malattia autoimmune. E la psoriasi, che si nutre anche di “negatività”, stava anche per questo prendendo il sopravvento su di me: era lei che stava dando l’equilibrio alla mia vita, mentre io lo stavo perdendo.

La partenza prevista per Capo Nord era il 23 giugno 2018. E proprio quando tutta l’organizzazione del viaggio era quasi completa, inaspettatamente la psoriasi, a maggio, invece di diminuire la sua morsa, aveva deciso di espandersi ancora di più, nonostante tutte le precauzioni del caso. Un rossore tremendo, con bruciore, lacerazioni e prurito. Ancora, però, non mi rassegnavo. Mi dicevo che finché non fosse arrivato quel 23 giugno 2018, io a quel viaggio ci avrei creduto, psoriasi o non psoriasi.

L’incontro col Metodo Apollo

Fortunatamente, a maggio 2018, sono venuto a conoscenza della dott.ssa Federica Cavallini e del Metodo Apollo. Seppur avessi già seguito un altro tipo di dieta per la mia psoriasi (il metodo del dott. Pagano), ho deciso di integrare tutto quello che il Metodo prescriveva di fare, incluso dieta e protocollo anticandida. Volevo tentarle tutte prima di rinunciare al viaggio. Quando di fronte al mio progetto di arrivare a Capo Nord in bici, anche la dott.ssa Cavallini mi rispose che non avrei dovuto rinunciare al mio viaggio, mi sentii rincuorato. Era la prima persona che non mi vietava di andare in bici, che mi trattava più da persona che da paziente. Forse ero sulla strada giusta.

Un mese dopo l’inizio delle cure del Metodo di Apollo, mi trovai però costretto ad estrarre quattro denti del giudizio, che mi causarono altrettante alveoliti: la psoriasi, sensibile allo stress psicofisico, aveva così deciso di comparire ed espandersi anche in volto. Tutto sembrava remare contro di me: stavo quasi per arrendermi. Come quando sei in salita, a pedalare, e non ce la fai più, e ti viene una gran voglia di mettere piede a terra e dire: basta, io mi fermo qui.

Arrivato a metà giugno, reduce dalle operazioni odontoiatriche, la psoriasi non diminuiva la sua morsa, e incominciò a peggiorare in modo illogico in ogni dove, nonostante il Metodo Apollo e il supporto della Dott.ssa Cavallini. A posteriori, posso dire che forse quel peggioramento assurdo di metà giugno era la cosiddetta “Crisi di guarigione”.

Capo Nord in bici

Il cambiamento improvviso

Arrivato il Venerdì 22 Giugno, il giorno prima della partenza ipotizzata, ancora non avevo preparato nessun bagaglio. Stavo molto male, sia per le estrazioni odontoiatriche che per la psoriasi. Avevo quasi rinunciato al viaggio. Ricordo come fosse ieri quel venerdì mattina: ero ancora seduto nel lettino del dentista che disperatamente cercava di alleviare il dolore delle alveoliti, con il volto pieno di psoriasi, al pari della zona dei glutei. Quello stesso pomeriggio, però, le alveoliti incominciarono a fare meno male e la psoriasi decise per un momento di allentare improvvisamente il suo delirio. Ne approfittai subito. Ero ancora in tempo per partire. In un pomeriggio ho preparato tutto, seppur sapevo di non avere più l’allenamento giusto per affrontare un viaggio del genere (la psoriasi mi aveva impedito di allenarmi come si deve nelle settimane precedenti), seppur non avessi provato gli accessori, il portapacchi, che non sapevo né quanto né se avessero resistito. Ma era giusto partire, per non avere rimpianti, per non avere rimorsi, per non darla vinta alla malattia.

Finii di preparare tutto la sera stessa del 22 giugno: nessuno sapeva che sarei partito, solo la mia fidanzata, che aveva già dimostrato tanta pazienza nei miei confronti nei mesi precedenti. Lo dissi alla mia famiglia: nessuno credeva in me, erano tutti contrari e preoccupati. Tranne i miei amici, seppur anche loro titubanti. Io stesso, per la verità, non ci credevo molto: per me era una vittoria enorme anche solo il fatto di aver deciso di partire. Probabilmente, più che un viaggio Padova-Capo Nord, quello sarebbe stato semplicemente un viaggio “verso Capo Nord”, che si sarebbe interrotto quando la psoriasi avrebbe deciso che era abbastanza.

Capo Nord in biciIl Metodo Apollo, la bici e il viaggio

La mattina di quel 23 Giugno partii, scettico. La bici pesava 30 kg: due borse anteriori, tre posteriori di cui una solo di medicinali, creme e integratori perché “non si sa mai”. Di fronte a tutto quel peso mi sentii ancora più scoraggiato. Capo Nord era lontanissimo, forse irraggiungibile. Per deformazione professionale, tuttavia, non avevo mai smesso di sperare che il viaggio avrebbe da solo sistemato le cose: contavo molto sul benessere psicologico ed emozionale che il viaggiare in bici mi avrebbe donato. Come sarebbe stato bello, pensavo, se a poco a poco la psoriasi, pedalata dopo pedalata, fosse sparita.

Le prime due settimane di viaggio sono state molto pesanti. La psoriasi non demordeva, ma non volevo dargliela vinta. Al punto che dei 100 km giornalieri che in media facevo, almeno 20 ero costretto a farli in piedi sui pedali per far respirare i miei poveri glutei pieni di psoriasi. La notte venivo ospitato da altri cicloviaggiatori che trovavo (grazie a un’app) strada facendo (sul viso mettevo ogni giorno una lozione idratante per non dare troppo nell’occhio), altrimenti dormivo nei camping o liberamente in tenda in mezzo alla natura. Durante il giorno facevo varie pause, mangiavo solo quello che era prescritto dal Metodo Apollo (seppur a fatica), prendevo i giusti integratori e la sera mi cospargevo le parti del corpo “malate” di creme antifungine o idratanti.

Le cose a cui chi va in bici non può però rinunciare sono due: pane e pasta. E anche per me era dura rinunciarvi, ma dovevo resistere. La fame, per chi va in bici e ha deciso di seguire il Metodo Apollo, è una brutta bestia da contrastare. La paura di non farcela, di deludere, di darla vinta alla psoriasi era, pertanto, sempre costante.

Quotidianamente mi facevo la spesa, poche cose, ma costanti, per non appesantire ulteriormente la mia bici. Soprattutto insalata, frutta, verdura, cibo senza glutine. Quando non trovavo quello che potevo mangiare, mi buttavo sul “meno peggio”. Fortunatamente, i Paesi del Nord Europa sono ben forniti in quanto ad alimenti privi di glutine. Riuscii, così, a trovare il mio equilibrio.

Giorno dopo giorno, tra una città e l’altra, iniziavo a crederci sempre di più. Austria, Germania e Danimarca volarono via pedalata dopo pedalata. La psoriasi non peggiorava né migliorava, se ne stava lì a “godersi il viaggio”. Quando arrivai in Norvegia scoppiai a piangere dalla gioia. Mai avrei pensato due settimane prima di poter arrivare così lontano. Era il mio sogno percorrere la Norvegia in bici e finalmente ci ero arrivato, e in quelle condizioni era stato ancora più epico.

Capo Nord in bici

L’arrivo a Capo Nord: ho vinto io

In Norvegia mi dovetti concedere qualche sgarro da Apollo, per via della fame, della fatica: era divenuta troppa. Avevo paura che la psoriasi si alterasse per questi “sgarri”, eppure non accadde. Probabilmente consumavo moltissimo nel pedalare (che fatica la Norvegia!) e il corpo non faceva in tempo ad assimilare ciò che ingerivo. Gradualmente dal volto era andata definitivamente scomparendo, e nelle pieghe del corpo, specialmente sui glutei, aveva smesso di pulsare. In Norvegia non ho mai avuto uno specchio per controllare lo stato della malattia, e forse fu un bene, perché alla psoriasi avevo iniziato a dare sempre meno importanza per concentrarmi, invece, solo su di me. E lei, gradualmente, si stava allontanando. Con sacrificio, certo, ma si stava allontanando. Il viaggio, la bici e Apollo stavano davvero facendo il miracolo.

Passata Trondheim ho percorso tutta la costa norvegese, i fiordi, le stupende isole Lofoten, Tromso, Alta. Il 2 agosto 2018, infine, sono arrivato a Capo Nord. Fu una felicità impagabile vedere il globo: avevo il cuore a mille, mi sentivo invincibile per aver vinto sulla psoriasi, per aver trovato io l’equilibrio alla mia vita proprio quando ero stato in balia di perderlo. Non mi sentivo un eroe, anche se tutti coloro che mi avevano seguito sulla mia pagina facebook (Biking My World) me lo facevano credere. Ero semplicemente riuscito ad accettare la malattia e a non arrendermi. Grazie al Metodo Apollo, alla Dott.ssa Cavallini, al mio psicoterapeuta e, perché no, alla mia formazione professionale.

Mai arrendersi di fronte a una diagnosi. Mai arrendersi di fronte a una malattia autoimmune. La psoriasi, come tante altre malattie dello stesso genere, è una malattia a volte assurda: migliora un giorno, poi peggiora improvvisamente, è sensibile allo stress, all’alimentazione, ai leviti. A volte ci fa impazzire, proprio perché sembra evolversi come vuole lei. A Capo Nord ho imparato che la psoriasi non devo combatterla, ma accettarla, conviverci e prevenirla, proprio come il Metodo Apollo insegna a fare. E per farlo, non bisogna assolutamente rinunciare ai propri sogni, ma perseguirli, crederci, perché i nostri stessi sogni sono positività, e quindi antagonisti della psoriasi che, per definizione, si nutre invece di negatività.

La mia, personale conclusione?

La felicità di perseguire il mio viaggio a Capo Nord e soprattutto l’arrivo a Capo Nord in quel 2 Agosto 2018, la cui emozione non dimenticherò mai più per tutta la vita, mi ha liberato da tantissime tossine negative di tipo emozionale (non dimentichiamo mai che la psoriasi è anche questo!). E tutto ciò, unito al resto, ha fatto sì che la psoriasi regredisse, scomparisse. Dalla felicità, proprio quando ero a Capo Nord, ho persino chiesto, il giorno stesso del mio arrivo, alla mia fidanzata di sposarmi. Alla faccia di tutti quei dermatologi che prescrivendo cortisone dicevano “La bici la devi assolutamente evitare”. Chi glielo dice adesso che sono riuscito a fare Padova-Capo Nord in bicicletta, in solitaria?

Ringrazierò sempre il Metodo Apollo e la Dott.ssa Cavallini (da cui tuttora sono seguito) per aver creduto in me, per la disponibilità e la gentilezza dimostrata. E soprattutto per avermi fatto conoscere un metodo che mi ha permesso non tanto di debellare definitivamente la malattia, quanto di tenerla sottocontrollo. Pur essendo una malattia bastarda, infatti, ho scoperto che la psoriasi non ti impedisce comunque di dar seguito ai tuoi desideri, alle tue passioni. Certo, sacrifici: tanti. Pazienza: tanta. Perseveranza: tanta. Ma senza queste qualità, nella vita, non si arriva da nessuna parte. Ognuno ha il suo Capo Nord da raggiungere: basta trovarlo, crederci e perseguirlo. Non sarai più tu quello che si adatterà alla psoriasi, ma sarà la psoriasi che si adatterà all’equilibrio che tu stesso troverai. Quale grande errore stavo facendo!

Sono rientrato a Padova dalla Norvegia l’8 Agosto (in aereo), dopo circa 40 giorni di viaggio, 4200 km percorsi in bicicletta e aver attraversato tutta l’Europa. Nonostante l’alimentazione poco corretta degli ultimi giorni, dovuti alla tanta fame e fatica accumulata, al mio ritorno la psoriasi dal mio corpo era scomparsa. Miracolo? Forse, ma fu certamente una gioia incredibile. Anche se, in cuor mio, sapevo che la psoriasi non mi aveva del tutto abbandonato. E infatti, pochi giorni dopo, tornò come prima, più di prima.

Probabilmente stavo (e sto) pagando tutti gli sgarri alimentari fatti durante le ultime settimane di viaggio. Ma adesso, tuttavia, la psoriasi inversa di cui soffro mi fa meno paura. So che non mi impedirà più di perseguire le mie passioni, o di pedalare verso altre mete. Adesso ho imparato a conviverci e so che, prima o poi, con Apollo e la mia forza di volontà, anche lei, un giorno, deciderà di partire e andar via per sempre.

 

Contatti

Per conoscere tutta la storia del mio viaggio in bici Padova-Capo Nord: pagina facebook Biking My World all’indirizzo https://www.facebook.com/bikingmyworld

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