Psoriasi e sole, cosa devi sapere

Uno degli obiettivi che ci siamo preposti è quello di trattare i vari punti connessi alla psoriasi con il nostro punto di vista unico e globale sulla malattia, con un linguaggio comprensibile, ma allo stesso tempo approfondito, state tranquilli non servono i paroloni per spiegare i concetti…

Ci è sembrato giusto affrontare come primo argomento il nostro rapporto con il sole, che può davvero essere un prezioso alleato, ma al contempo una bella gatta da pelare.

Sul rapporto tra psoriasi e sole ci sono un sacco di informazioni confusionarie, quasi nessuna supportata dalla grande esperienza empirica che abbiamo accumulato in questi anni con il nostro gruppo facebook: PSORIASI METODO APOLLO – MEDICINA FUNZIONALE.

Giusto per intendersi, un’ottima maniera per distinguere le difficoltà metaboliche che stanno alla base della psoriasi è dividere in due sottoinsiemi le persone:

Insieme A, quelli che al sole migliorano

Insieme B, quelli che al sole peggiorano

Scopo di questo articolo è proprio quello di capire si possa reagire in maniera così differente allo stesso fenomeno di esposizione solare.

Ovviamente il motivo principale è che sotto la stessa malattia in realtà si possono nascondere metabolismi molto differenti, e per ognuno esistono delle strategie per minimizzare i danni e massimizzare i benefici.

Se fai parte della prima categoria, quella che al sole migliora, è molto probabile che tu debba valutare attentamente tutti i parametri che sono abbinati al metabolismo della Vit. D.

Sole e vitamina D

Sappiamo che la sintesi della Vit. D non è il solo effetto benefico dei raggi solari, grazie al loro effetto, infatti, si verifica una migrazione dei globuli bianchi negli strati più profondi del derma, con una conseguente diminuzione dell’attività autoimmune.

Nell’intero spettro delle frequenze solari, la frequenza che più di ogni altra è responsabile di questi fenomeni è 311 nm, che  viene pertanto utilizzata nella fototerapia a banda stretta.

Per calcolare quanta vit. D riuscite a sintetizzare con l’esposizione solare, esiste una fantastica applicazione gratuita che si chiama D-Minder.

La potete trovare qui: http://dminder.ontometrics.com/

Ti diamo un paio di consigli, che richiedono due premesse:

1) Tutta la Vit. D viene sintetizzata nei primi 20 minuti di esposizione, circa 20.000 UI

2) La maggior parte delle creme solari in commercio contiene filtri UV, che ovviamente limitano molto, o addirittura possono impedire del tutto la sintesi di Vit. D

protezione solare

Il nostro non vuole assolutamente essere un invito a non usare le protezioni, ma una piccola finestra di esposizione senza protezione potrebbe essere una bella idea per poter godere a pieno degli effetti benefici dell’esposizione solare.

Quanto debba durare questa finestra è altamente soggettiva, potrebbe durare 3/5 minuti per fototipi chiari e alle prime esposizioni, fino ai fatidici 20 minuti per le pelli naturalmente più scure, oppure già abbronzate.

Veniamo all’altro caso, alle possibilità che il sole non solo non sia un beneficio, ma possa addirittura essere per te una fonte di danno.

Ora, prima che tu ti senta una mosca bianca e che te la prendi perchè tutti gli altri al sole migliorano, ti tranquillizziamo dicendoti che a tutto c’è una spiegazione.

Uno degli effetti dei raggi ultravioletti, è la loro elevata carica energetica, data la loro frequenza piuttosto elevata, sono radiazioni piuttosto ionizzanti.

Qui occorre un piccolo ripasso di chimica “for dummies” che ti aiuterà a capire cosa succede alla tua pelle quando viene colpita da queste radiazioni.
Un atomo è strutturato con una parte “densa” che è il nucleo, che contiene in pratica tutta la massa atomica, e una parte “leggera” composta da tutti gli elettroni, che orbitano intorno al nucleo attratti dalle cariche positive del nucleo stesso.

L’elettrone è una particella che in pratica non ha una massa, e si comporta in maniera duale, è molto sensibile all’energia che accumula, e all’aumentare della stessa può verificarsi il fenomeno del distacco di un elettrone dallo strato più esterno, ciò accade quando l’energia dell’elettrone è più grande della forza attrattiva che il nucleo esercita su di esso.

Quando l’elettrone è davvero pieno di energia, e le radiazioni UV sono molto energizzanti, esce dall’orbita atomica e se ne scappa via.

Quello che rimane è un atomo o una molecola non più stabile, ma che perdendo un elettrone diventa una specie chimica altamente reattiva, che farà di tutto per poter riacquistare l’elettrone perduto e tornare alla sua stabilità iniziale.

Assistiamo così alla formazione di un radicale libero, che si indica con un puntino vicino al simbolo chimico.

radicali liberi

Ormai sappiamo tutto dei danni che i radicali liberi possono provocare, possono causare un invecchiamento precoce dei tessuti per la loro azione lesiva sulle proteine di struttura, possono danneggiare le cellule e gli acidi grassi che compongono i nostri tessuti e addirittura possono causare problemi agli acidi nucleici quali DNA e RNA.

Non ci soffermiamo su questo aspetto, perché ormai è un aspetto conosciuto da tutti.

Quello su cui vorremmo soffermarci è la relazione che intercorre tra i radicali liberi ed il sistema immunitario, molto più importante ai fini della psoriasi.

Sappiamo che i radicali liberi hanno delle precise funzioni all’interno della risposta immunitaria, diverse categorie di globuli bianchi utilizzano i radicali liberi come forme di attacco all’agente patogeno.

Nella loro interazione immunitaria i radicali liberi hanno infatti una doppia funzione, da una parte sono dei veri e propri proiettili che vengono sparati contro cellule nemiche, ma dall’altra un loro aumento di concentrazione diventa anche un segnale per gli altri globuli bianchi di “chiamata alle armi”, per dirla in altro modo i radicali possono attivare e sostenere una iperattività del sistema immunitario.

Se uniamo i due punti di questo ragionamento otteniamo quanto segue:

Esposizione al sole=aumento dei radicali liberi negli strati dermici=aumento dell’attività immunitaria=rischio di aumento di attività autoimmune

La pelle soffre particolarmente lo stress ossidativo, perché è soggetta sia ai radicali liberi “esogeni” che ai radicali liberi “endogeni”

Ora dobbiamo affrontare anche un discorso in chiave evoluzionistico, fare un piccolo confronto con l’ambiente moderno e l’ambiente preagricolo.

Basta solo stare un’ora nel traffico moderno che vengono assorbiti più radicali liberi che in una intera vita di un nostro antenato.

La stessa quantità di antiossidanti contenuta nel cibo è molto più bassa, date le moderne tecniche di coltivazione che prevedono la raccolta molto anticipata della frutta e della verdura.

Ecco perchè il rischio di esposizione allo stress ossidativo è concreto, ed è un aspetto primario da prendere in considerazione in un programma anti-psoriasi.

Il nostro organismo affronta lo stress ossidativo con armi davvero efficienti, possiede un corredo enzimatico specifico per la gestione dei radicali liberi:

1) Attraverso la Superossido dismutasi e la Catalasi riescono ad inattivare i ROS ( radicali liberi dell’ossigeno).

2) Attraverso il glutatione e le relative GSP riesce a svolgere un fondamentale recupero dei radicali liberi

Tutti questi sistemi però vanno supportati attraverso l’alimentazione, visto che il cibo giusto contiene moltissimi antiossidanti e ci aiuta nella quotidiana sopravvivenza in un mondo davvero ormai super-inquinato e che richiede qualche protezione “extra”

Approfondiamo ulteriormente il discorso sui vari tipi di antiossidanti, il nostro organismo ha una componente “idrofila” cioè idrosolubile e una parte “lipofila” cioè liposolubile.

La chimica ci insegna che le sostanza che si sciolgono nell’acqua non possono sciogliersi nei grassi e viceversa, ovviamente ci sono le debite eccezioni…

Quindi anche per le molecole ad attività antiossidante vale la stessa regola, ci sono antiossidanti che svolgono attività sulle strutture idrofile e altre che invece preservano le strutture lipidiche.

Tra i più importanti ad attività idrofila abbiamo la Vit C, l’OPC, l’Epigallocatechinagallato (antiossidanti del te’ verde), gli antociani, gli isoflavoni e ovviamente molti altri, ma vi rimandiamo al nostro libro per una completa enunciazione e approfondimento sui vari antiossidanti

Il più importante ad attività lipofila è la Vit. E, che insieme all’acido lipoico preservano le strutture lipidiche che sono davvero molto sensibili allo stress ossidativo.

Quest’ultimo poi rappresenta l’interessante caratteristica di funzionare sia in ambiente acquoso che lipidico, il che lo rende piuttosto unico.

Il nostro consiglio, quando arriva la stagione della tintarella, prendi le cose con il giusto anticipo ed inizia a fare scorta di antiossidanti nel tuo organismo.

L’ideale sarebbe iniziare a mangiare frutta e verdura in abbondanza e se sai che il sole per te rappresenta un problema, valuta un programma di integrazione “preparatorio”.

Una cosa poco risaputa è che poichè il glutatione è davvero fondamentale e si sintetizza a partire da aminoacidi solforati, la presenza degli aminoacidi essenziali ricchi di zolfo è condizione sine qua non per una adeguata sintesi di questa preziosa molecola.

Due grammi di Vit C al giorno, il the verde e l’opc possono davvero cambiare radicalmente la reazione delle  “placche” al sole.

Se reagisci particolarmente male al sole, valuta l’utilizzo di Glutatione liposomiale, in assoluto il più potente antiossidante disponibile, che preso a partire da un mesetto prima dell’esposizione solare migliora radicalmente la risposta allo stress ossidativo, sia esogeno che endogeno.

Speriamo che questo breve articolo possa aiutarti a fare chiarezza in meccanismi poco conosciuti, ma davvero fondamentali per capire a fondo la malattia.

Una buona barriera antiossidante è una assicurazione di lunga vita nel preservare al meglio i tessuti da un invecchiamento precoce e da danni che nel medio termine diventano evidenti.

Non sottovalutate questo aspetto…