Quando Paolo mi chiese di scrivere un articolo per il suo blog mi sono sentita veramente onorata di questo incarico.
Il problema è insorto però quando gli ho chiesto su quale argomento avrei dovuto farlo.
“SCEGLI TU” è stata la risposta che mi sono sentita dire.
Ho pensato per oltre 2 mesi a quale sarebbe stato l’argomento più significativo che potevo sviluppare in una rubrica così importante, ho letto i vari articoli del blog e mi sono detta che la prima cosa che si poteva fare per rendere veramente preziosi tutti gli articoli è far capire quanto queste informazioni siano parte di un disegno unico.
Ma partiamo da una promessa: da oggi in poi analizzerai le cause della tua malattia prima di porre la domanda “Ma questo lo posso mangiare?”.
Questo articolo ha lo scopo di far capire tutte le interazioni e le implicazioni di ogni singola scelta del nostro stile di vita, dell’alimentazione e dell’ambiente in cui decidiamo di vivere, per poter porre le dovute attenzioni allo scopo di tamponarne gli effetti e vivere arginando le malattie al punto che talvolta arriveremo a dimenticarcene, magari non sempre, ma sicuramente una coscienza del genere fa molto più di qualsiasi farmaco a disposizione sul mercato.
NON ESISTONO MAGIE ma processi: processi di conoscenza, processi di applicazione, processi di guarigione, ma avvengono nel lungo termine e mai per caso.
La scienza si basa sulla replicabilità del risultato, e qui stiamo facendo la scienza.
Infatti il protocollo è frutto di anni di adattamenti, e ancora si sta lavorando in tal senso in modo che questo processo fosse replicabile nel maggior numero di casi possibili, tanto che è arrivato a coprire il 90% dei casi, cosa impensabile per qualsiasi medicina, protocollo, metodo e simili presenti al mondo.
Ed anche questo non è stato un caso. Quando qualcuno non riusciva a raggiungere la remissione con il protocollo così come era concepito si è continuato ad indagare fino a raggiungere la soluzione.
Ecco come è nato il quadro complesso che vedi in questa immagine.
Seguimi passo passo che il percorso è lungo e tortuoso
Partiamo da un assunto: la base del 99% di tutte le malattie è unica.
L’infiammazione sistemica silente (o sindrome metabolica).
Quando il corpo viene a contatto con un parassita o un danno (sia esso chimico o fisico) la risposta univoca del Sistema Immunitario è quella di far partire il processo infiammatorio, che in questo caso è un processo benefico, volto a riparare il danno. Normalmente questo processo dovrebbe durare un tempo definito ed auto estinguersi ad allarme rientrato.
Il problema lo abbiamo quando questo meccanismo si inceppa, bloccandosi nella prima fase (proinfiammatoria) o avviando dei cicli talmente ravvicinati di infiammazione che il tessuto o organo non ha il tempo di riprendere totalmente la sua funzionalità tra un ciclo e l’altro.
Quindi pensa attentamente:
Quali sono i fattori che nella tua vita quotidiana, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno ti hanno portato alla malattia?
Immagina di vivere ai tropici, in luoghi incontaminati, sempre all’aria aperta, mangiando il pesce che hai pescato durante il giorno, dei succosissimi frutti tropicali, alternando attività fisica e riposo…
Ecco se la tua vita fosse così non staresti leggendo questo articolo e il Sistema Sanitario Mondiale andrebbe in bancarotta.
Questa immagine non fa altro che replicare lo stile di vita ideale che dovremmo avere per stare bene.
Peccato che non si avvicina neanche minimamente a quello che ci impone la nostra società, e il nostro corpo, chi prima, chi dopo, ne accusa gli effetti.
Lo scopo del protocollo è proprio quello di permetterti di stare bene nonostante tu non possa vivere nel modo ideale che abbiamo sognato insieme. Niente di più. Attutire quindi gli effetti deleteri del nostro stile di vita, del nostro cibo, del nostro ambiente.
Come ho detto, niente magie.
Si parla della carne e della qualità di carne perché possa apportare OMEGA 3 che non sono solo appannaggio del pesce ma anche dei capi di bestiame allevati ad erba.
Si parla di quantità reciproche di frutta e verdura e carne pesce e uova per evitare eccessi di zuccheri e che la giusta quantità di nutrienti venga fornita quotidianamente al nostro corpo.
Si parla di integrazioni coinvolte nel metabolismo della vitamina D (quindi B2, C, K2, A, Magnesio)
Si parla di accorgimenti per regolare il cortisolo e quindi lo stress.
Si parla di acidità di stomaco, disbiosi intestinale, enzimi digestivi e come, queste cose alterate possono alterare la digestione e conseguentemente l’equilibrio generale del corpo per via della difficoltà di assorbimento che hanno i cibi.
Si parla di allergie, istamina, allergie crociate, cibi associati all’istamina.
Si parla di radicali liberi e degli agenti che ne determinano un eccesso significativo.
Si parla del ruolo degli equilibri ormonali.
Si parla dell’importanza della glicemia nel sangue, e quindi anche della corrispettiva risposta insulinica.
Ma tutte queste cose sono rilevanti sempre e solo per un motivo: spostano l’equilibrio infiammatorio da un equilibrio funzionale ad un disequilibrio patologico.
In poche parole tutti questi fattori esistono nel nostro corpo perché hanno una funzione solo se in equilibrio reciproco ma che con il nostro stile di vita portano alla malattia.
Quindi il primo passo è capire:
Cos’è l’infiammazione?
L’infiammazione (o, per i più medical-nerd, flogosi) è una parte clinicamente importante della risposta del nostro organismo ad un danno.
Il suo scopo è quello di spazzare via i tessuti danneggiati e gli invasori per dare luogo ad un processo di ricostruzione che può avvenire in due modi: restitutio ad integrum, ovvero l’organo (o la parte danneggiata di esso) riprende la sua completa funzionalità, o quello che viene chiamato un processo di cicatrizzazione, che avviene dove il danno è tale che la funzionalità non può essere ricostituita e quindi si “mette un cerotto” per tamponare.
L’infiammazione consiste in una sequenza dinamica di fenomeni che hanno l’unico scopo di portare a compimento l’abbattimento e la ricostruzione in seguito a danni fisici chimici o patogeni.
Qualunque sia il danno primario determina la formazione dei primi segnali che determinano la liberazione delle molecole attive (mediatori) che, a loro volta, generano la sequenza a catena dell’infiammazione nell’area danneggiata.
Più è amplificata la risposta (direttamente proporzionale all’intensità dello stimolo dannoso), più è lungo il tempo per cui esso agisce, maggiore è il numero delle cellule proinfiammmatorie che vengono reclutate e attivate.
Dall’innesco all’amplificazione della risposta, dal danno collaterale alle reazioni difensive e alla guarigione o riparazione si ha una mediazione delle molteplici famiglie di mediatori ad azione pro- e antinfiammatoria.
Alcuni sono immediatamente pronti per l’uso (per es. istamina e serotonina), altri vengono mobilitati più o meno rapidamente.
Quindi in sequenza intervengono:
- Liberazione di citochine di tipo I (Th1) e di tipo II (Th2);
- Attivazione di gruppi di geni, normalmente inattivi, nei leucociti e nelle altre cellule dei tessuti coinvolti (ed è qui che si inserisce la massima funzione che ha la vitamina D sul Sistema Immunitario). Che costituiscono la fase pro infiammatoria.
- Ricostruzione dei tessuti: che costituisce la fase antinfiammatoria.
Come da equilibrio si è passati a malattia?
Tutta la cascata infiammatoria è funzionale finché gli attivatori della fase pro infiammatoria e quelli della fase antinfiammatoria sono nelle giuste proporzioni. Questo fa in modo che la progressione sia fisiologicamente portata a termine.
Quello che accade normalmente nella nostra quotidianità è che sempre più componenti vanno a stimolare la fase proinfiammatoria e sempre di meno invece portano al completamento, ma anche solo all’inizio della fase antinfiammatoria.
Nel lungo termine i tessuti vengono talmente danneggiati dall’azione proinfiammatoria che non si ha più la possibilità di riportarli ad una piena funzionalità, quindi viene sempre più prediletto il sistema di cicatrizzazione, finché con il progredire dei cicli di infiammazione non si perde la totale funzionalità dell’organo o tessuto interessato.
Far partire in quarta il processo infiammatorio senza un buon sistema di freni può portare ad un incidente mortale.
Come abbiamo detto il problema della Sindrome Metabolica è una persistenza dello stato infiammatorio generale del corpo e questo avviene proprio perché c’è sistematicamente un eccesso delle componenti che stimolano l’inizio della fase proinfiammatoria:
- OMEGA 6: sono definiti come la componente “cattiva” degli acidi grassi a catena lunga (o PUFA) ma, in un’ottica di equilibrio, in realtà, essi dovrebbero idealmente trovarsi in rapporto 1:1 con gli omega 3 perché il loro ruolo sia ben esplicato. Quindi non devono essere totalmente assenti o inferiori agli omega 3, ma non devono essere troppo in eccesso come invece avviene normalmente nella popolazione occidentale con valori anche di 1:10 o addirittura 1:20 in cui praticamente gli omega 6 si trovano ad essere sproporzionatamente in eccesso rispetto agli omega 3.
- ISTAMINA: questa molecola, altra preposta come innesco della cascata infiammatoria, riesce a svolgere il suo ruolo corretto solo se stabilmente sotto una certa soglia. Quando i giusti segnali ne fanno aumentare la concentrazione si attiva la cascata infiammatoria, quando questi segnali si calmano deve riscendere a valori basali sotto la soglia.
Nei soggetti allergici o intolleranti questi livelli non scendono mai sotto la soglia portando ad una risposta costante del Sistema Immunitario quasi senza senso verso qualsiasi sostanza o stimolo si trovi a contatto. Abbassarne il livello in modo che la risposta a tali sollecitazioni sia veramente correlata ad un reale allarme è lo scopo dell’esclusione di determinati cibi contenenti istamina, stimolanti l’istamina o inibitori della degradazione dell’istamina. - RADICALI LIBERI: la loro presenza, benché ormai demonizzati, è in realtà fondamentale per una corretta risposta del Sistema Immunitario.
Il problema però diventa insostenibile qualora questi siano in eccesso e quindi i sistemi tampone che abbiamo nel corpo per arginarli siano scarsi rispetto alla loro produzione.
Molte sostanze, circostanze, comportamenti e cibi vanno a stimolarne la produzione e, finché rimangono ad un livello funzionale tutto il sistema che si va a creare è in equilibrio, sopra una certa quantità vanno a danneggiare i tessuti o addirittura lo stesso DNA.
Ci sono esami specifici che possono farci dire a che livello si trovi il nostro “stress ossidativo” ma sicuramente uno dei segnali importanti lo dà la nostra risposta all’esposizione solare (più l’esposizione causa bruciature e arrossamenti, più lo stress ossidativo di base è alto).
Le componenti che tendono ad aumentare lo stress ossidativo sono: metalli pesanti, stress psicologico, radiazioni, contaminanti chimici, fumo e il metabolismo (infatti i soggetti ectomorfi, con un metabolismo mediamente più veloce, tendono ad avere una produzione maggiore di radicali liberi).
Per arginare la continua esposizione a questi agenti l’unico modo è modulare la propria dieta in modo che stabilizzi il metabolismo e introdurre dei cibi con alto potere antiossidante o introdurre (nel caso di un eccesso di esposizione a questi agenti) anche un’integrazione di antiossidanti (glutatione, NAC, OPC, Resveratrolo, Q10, vitamina C, vitamina E). - INSULINA: tutti la conoscono per via del suo coinvolgimento in una delle malattie più comuni nella società occidentale (il diabete) ma l’insulina, benché se ne faccia un abuso per compensare l’eccesso di zuccheri della dieta occidentale qualora il corpo faccia fatica ad arginarli, ha un effetto proinfiammatorio non indifferente.
Quindi correggere la dieta in modo che la richiesta di insulina sia limitata aiuta sensibilmente alla riduzione dello stato infiammatorio generale.
Un eccesso di insulina può sicuramente essere dovuto ad una predisposizione genetica ma, anche in questo caso, è un parametro che può essere tenuto sotto controllo eliminando cibi industriali o troppo zuccherini.
Quando i freni sono poco lubrificati?
Perché la seconda fase dell’infiammazione (quella antinfiammatoria) non va a buon fine?
- CARENZA DI VITAMINA D: figlia della nostra abitudine a stare in luoghi chiusi e ad escludere dall’alimentazione cibi come il pesce, difficile da preparare, ci porta lontano dalle 2 fonti principali di vitamina D il Sole, in primis, e il pesce.
Sia il timo che le cellule in sé sono avidissimi di vitamina D, in mancanza della quale la creazione e la maturazione del linfocita maturo diventano assai complicate, facendo diminuire l’efficacia della risposta immunitaria. - CARENZA DI OMEGA 3: è inutile dire che escludere il pesce, mangiare carne da allevamenti intensivi (ricca di omega 6), troppa frutta secca (ricca di omega 6) porta progressivamente ad un disequilibrio tra le due componenti pro e antinfiammatoria. Il corretto rapporto omega 3/omega 6 può attivare il normale funzionamento infiammatorio e migliorare la sensibilità all’insulina.
- BLOCCARE CHIMICAMENTE LA FEBBRE: la febbre bisogna considerarla come nostra alleata, quindi usare antipiretici appena questa si alza significa togliere le armi al nostro corpo per difendersi. La febbre va assecondata e aiutata nella sua funzione infiammatoria per poi agevolarne l’abbassamento naturale dopo che ha finito la sua funzione.
- DISEQUILIBRIO DEL CORTISOLO: il cortisolo è il fac totum tra gli ormoni (corregge la glicemia quando questa è troppo bassa, antagonista dell’insulina innalzando la glicemia in seguito a cali glicemici, regola il ciclo sonno-veglia, regola la risposta allo stress, regola l’ingresso degli altri ormoni nelle cellule bersaglio e ne favorisce o meno il legame con i recettori e quindi la comunicazione corretta che questi hanno nel corpo, è un antinfiammatorio abbassando i livelli di istamina) quindi una sua assenza o un suo eccesso, fa letteralmente impazzire i nostri meccanismi di risposta, più o meno come accadrebbe se andasse dell’acqua su dei circuiti. Correggere il sonno, l’alimentazione e il proprio stile di vita in modo che il surrene venga chiamato in causa il minor numero di volte possibile permette al corpo di stabilizzarsi e attivare tutti i meccanismi al momento giusto e non averli attivati quando invece dovrebbero essere silenti.
In quest’ottica che cosa è una malattia autoimmune?
Il Sistema Immunitario di organismo è ciò che permette all’organismo di mantenersi in salute in quanto preposto a combattere qualsiasi cosa possa andare a danneggiarlo.
Una delle principali caratteristiche di questo sistema è la capacità di riconoscere strutture appartenenti specificatamente all’organismo (self) da quelli estranei (non-self).
Le malattie autoimmuni sono dovute a un “errore” del sistema immunitario, il quale dirige le proprie potenzialità offensive contro tessuti propri dell’organismo anziché contro gli agenti infettivi.
Ne derivano gravi danni tessutali con conseguente sviluppo di malattie diverse a seconda dell’organo e tessuto colpito.
Com’è che le malattie autoimmuni sembrano andare sempre a braccetto?
Ho visto molte persone che non hanno una sola malattia autoimmune: poco dopo la comparsa della prima comincia una progressione infinita che porta presto ad averne diverse.
Esistono più di 80 malattie autoimmuni che colpiscono differenti strutture del corpo umano (psoriasi=derma; diabete di tipo1= cellule di Langerhans del pancreas; Sclerosi multipla= Sistema Nervoso Centrale e così via…) ed hanno un’incidenza del 5-7% della popolazione mondiale.
La compresenza di più malattie autoimmuni è figlia della naturale tendenza dell’infiammazione cronica a diffondersi nei tessuti circostanti l’infiammazione iniziale, quindi con il protrarsi il numero di tessuti coinvolti cresce.
Il concetto di malattia autoimmune infatti non coincide con quello di reazione autoimmune, dato che quest’ultimo fenomeno biologico è in realtà estremamente frequente nell’ambito delle normali funzioni di difesa assolte dal sistema immunitario.
L’elemento distintivo della malattia autoimmune è l’incapacità del sistema immunitario di spegnere i processi diretti contro l’organismo al termine di una fisiologica risposta infiammatoria o di prevenirne lo sviluppo al di fuori di essa.
Cosa innesca questa persistenza?
Il Mimetismo molecolare è il fenomeno che spiega molte malattie autoimmuni.
Questo meccanismo viene innescato sia dai patogeni come strategia di proliferazione nell’organismo ospite (fanno in modo di non essere riconosciuti usando antigeni simili a quelli umani e questo permette loro di proliferare indisturbati se nonché il Sistema Immunitario si allarma quando vede un eccesso inspiegato di antigeni e quindi riconosce la natura estranea degli stessi), sia da alcune componenti dei cibi che assumiamo normalmente nella nostra dieta quali il glutine (presente nei cereali) le lectine (presenti nei legumi), la caseina (presente nel latte), la solanina (presente nelle solanacee).
Il problema risiede infatti nel fatto che il nostro Sistema Immunitario ha una memoria e questo antigene, molto simile a quello umano, sarà sempre considerato come estraneo, determinando una costante possibilità che l’antigene umano venga attaccato dal sistema immunitario perché non più riconosciuto come self.
Diciamo che è come se avessimo sempre il nemico dentro casa.
Quando il nostro stile di vita abbatte le prime difese del nostro organismo.
Per capire come il quadro generale possa essere ulteriormente influenzato dall’alimentazione e dai nutrienti assunti da essa bisogna rivedere alcuni assunti ormai comuni nella nostra società alla luce delle nuove scoperte:
- Tutti ritengono il Sistema Immunitario il primo ad intervenire nel proteggerci dagli invasori, ma non c’è niente di più sbagliato.
- Tutti ritengono l’intestino solo un organo assorbente ed espellente, ma non c’è niente di più sbagliato.
Quando immettiamo nel nostro organismo del cibo non solo ci stiamo nutrendo ma stiamo anche andando a nutrire tutta una popolazione batterica amica residente nell’intestino.
Tra le prime armi di difesa che il nostro corpo ha a disposizione abbiamo la pelle e la mucosa intestinale, che separano l’ambiente interno al nostro corpo da quello esterno, controllando l’accesso o meno delle sostanze.
Tra i problemi causati dall’alimentazione occidentale insieme ai contaminanti e al modo di vivere impostoci, c’è un danno non indifferente della mucosa intestinale (leaky gut o permeabilità intestinale).
Questo permette a sostanze che normalmente verrebbero escluse ed espulse di passare la mucosa intestinale e invadere i tessuti interni attivando una risposta immunitaria che, nel caso di molecole molto simili agli antigeni del nostro corpo, causano danni pesantissimi ai tessuti (ecco che ritorna il concetto di mimetismo molecolare).
Oltre alla funzione assorbente selettiva, le popolazioni presenti nell’intestino gli fanno assumere un ruolo importante nella metabolizzazione di determinate componenti presenti nel nostro cibo che se no non verrebbero assorbite, e sempre grazie ai nostri amici microscopici l’intestino diventa il primo baluardo di difesa del nostro corpo.
Un’irritazione della mucosa intestinale o un’alterazione del nostro microbiota influisce in modo pesante sul benessere generale sia fisico che, come le ultime ricerche stanno mettendo in evidenza, anche psichico.
Ogni singolo argomento andrebbe esplorato nel dettaglio perché dietro ad ogni concetto c’è un mondo e una casistica assolutamente varia su pazienti reali con i singoli problemi specifici, che normalmente mi piace esplorare nei gruppi di incontro che organizzo su Roma e che mi permettono di seguire più pazienti esplorando insieme a loro non solo le soluzioni specifiche ma anche il perché si arriva a scegliere una strada invece che un’altra in modo che il paziente impari a capire la propria sintomatologia e come agire su di essa.
Ma rimettiamo in ordine tutta la marea di informazioni che abbiamo visto:
Alla base delle malattie autoimmuni abbiamo sempre una progressione non corretta della cascata infiammatoria.
Alla base, a parte un’immodificabile componente genetica, abbiamo una moltitudine di componenti ambientali che possiamo controllare tramite degli accorgimenti sullo stile di vita, sull’alimentazione ed un corretto uso delle integrazioni:questo allo scopo di rispettare e ripristinare i naturali equilibri del corpo.
Riconoscere ed agire sulle singole cause è l’unico modo per abbassare il livello infiammatorio presente nel corpo con un conseguente miglioramento della risposta del Sistema Immunitario e abbassamento dei livelli di allarme base.
Niente di più semplice e più complicato allo stesso tempo. Ma la parte più difficile non è quella di agire sulle cause, ma determinarle tutte.
Molti pazienti che approcciano il protocollo, nel mio studio, o in quello di altri medici che utilizzano questo approccio, vengono da anni di diagnosi senza che gli sia mai stato detto qual è la causa per cui questa malattia è insorta e persiste.
Non conoscere le cause semplicemente non ti permette di utilizzare i corretti strumenti e questo fa passare attraverso un calvario di cure non specifiche, inefficaci e invasive che portano ad un progressivo deterioramento delle condizioni fisiche fino al punto che diventa difficile agire in modo efficace.
A cura di: Ethel Cogliani
Ethel Cogliani. Nutrizionista su Roma, formata sul protocollo Metodo Apollo, specializzata nel trattare casi di autoimmunità. Organizza gruppi di acquisto solidali e workshop di nutrizione evolutiva a Roma dove ha sede lo studio, pur seguendo i suoi pazienti anche via Skype in tutta Italia.